La ricerca sui processi cognitivi nella Sindrome di Rett: il ruolo delle stereotipie nell’attenzione

Come potenziare le disabiità specifiche in un disturbo complesso come la Sindrome di Rett; conferme intorno all’ipotesi secondo cui in presenza di contenimento delle stereotipie le bambine Rett hanno degli indici di apprendimento più veloci rispetto alle bambine che non presentano un contenimento.

Rosa Angela Fabio, Samantha Giannatiempo, Alessandro Antonietti

Questo lavoro si inserisce in un quadro più generale in cui la ricerca sperimentale sui processi cognitivi specifici delle bambine Rett sta cercando di individuare quali sono i fattori deficitari e quali no. Lo scopo che sovrintende questa ricerca è capire attraverso quali strumenti potenziare le disabilità specifiche.

In questo studio svolto dall' Università Cattolica di Milano in collaborazione con alcune famiglie dell'AIR nell'anno 2002/2003, sono state esaminati 10 bambine con Sindrome di Rett e 10 bambine normodotate durante processi di codifica e apprendimento di stimoli visivi allo scopo di verificare la capacità delle bambine affette da Sindrome di Rett di apprendere uno stimolo complesso, costituito da tre immagini diverse (Fig.1) e successivamente di riconoscere queste stesse immagini, separate fra loro e presentate accanto ad altre, sia in presenza di contenimento delle stereotipie, sia in assenza di contenimento (Fig.2).

 

Esempio di stimolo complesso

Figura 1:Esempio di stimolo complesso

 

Esempio di stimolo semplice

 

Figure 2: Esempio di stimolo semplice

In seguito ad un accurato esame della letteratura esistente al riguardo ci si chiedeva se abbassare la stereotipia delle bambine aumentasse o diminuisse la loro attenzione selettiva.

Il paradigma utilizzato per misurare l'attenzione selettiva è stato quello dell'Overselectivity. L'Overselectivity è un problema largamente riconosciuto nell'educazione di individui disabili affetti da ritardo mentale o autismo (Allen & Fuqua, 1985; Nickel, Richmond, Bell & Brown, 1985) e potrebbe avere delle conseguenze negative nell’associazione degli stimoli, metodologia ampiamente utilizzata nell’insegnamento ove spesso si ricerca la relazione tra parole dette e scritte, oggetti, disegni e simboli utilizzati in sistemi di comunicazione aumentativi e alternativi ( De Rose, De Souza & Hanna, 1996; Stromer, Mckay & Stoddard, 1992 ).

L’analisi statistica dei dati ha confermato l’ipotesi che guidava questo lavoro e cioè che in presenza di contenimento delle stereotipie le bambine Rett hanno degli indici di apprendimento più veloci rispetto alle bambine che non presentano un contenimento.

Emerge inoltre che la riduzione della stereotipia e il contenimento, presenta una rilevanza significativa nella fase di apprendimento degli stimoli complessi (quelli rappresentati dalle 3 immagini) ma non nella fase di individuazione dello stimolo targhet (una singola immagine tratta dallo stimolo complesso) successiva, probabilmente perché la sicurezza ottenuta e l’interiorizzazione dello stimolo complesso le portava ad emettere più correttamente le risposte anche in quelle bambine che non avevano il contenimento.

Per quanto riguarda l’Overselectivity da questo studio è emerso che le bambine Rett perdono 1/3 dell’informazione nel canale di codifica infatti lo stimolo complesso viene revocato per circa 2/3 ; sembra inoltre che le bambine non riescano a dare risposte corrette quando lo stimolo da discriminare occupa, in maniera non esclusiva la seconda posizione, come se le bambine focalizzassero principalmente l’attenzione sul primo pezzo dello stimolo complesso e in parte sull’ultimo pezzo, è come se sfuggisse la parte l’elaborazione della parte centrale.

Oltre ad offrire un contributo alla chiarificazione di certi aspetti della sindrome in oggetto, i dati di questo lavoro fanno comprendere, dal punto di vista della rieducazione delle bambine con sindrome di Rett, non soltanto che esse presentano la capacità di apprendere stimoli complessi e di discriminarne il contenuto, ma anche che è possibile impostare dei lavori sul potenziamento cognitivo di queste bambine, in modo che riescano a comunicare, ad esempio con le strategie di Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Per di più consentono anche una riflessione su alcuni accorgimenti metodologici che possono aiutare le figure educative ad interagire in modo efficace con queste bambine. Ad esempio, dal momento che dal punto di vista cognitivo esse sono caratterizzate da deficit dell’attenzione selettiva, per consentire una diminuzione delle autostimolazioni (stereotipie) e per allontanare tutti quegli stimoli non pertinenti che rendono difficile la concentrazione sullo stimolo pertinente, è utile ed efficace attuare il controllo della postura e, in alcune attività, anche il contenimento fisico. Mettere sul banco solo il materiale necessario all’attività, senza altri stimoli che possano distrarre, sedersi in modo composto e tenere con dolcezza le mani della bambina, fanno sì che tutta la sua attenzione si concentri sugli stimoli che le vengono mostrati. Inoltre è opportuno presentare il materiale in modo ben organizzato, fornendo esattamente i tempi e le modalità con cui si svolgerà il lavoro.

BIBLIOGRAFIA:

  • Allen, K.D., & Fuqua, R.W. (1985).Eliminating selective stimulus control: a comparison of two procedures for teaching mentally retarded children to respond to compound stimuli. Journal of Experimental Child Psychology, 39, 55-71.
  • Antonietti A., Castelli I., Fabio, R.A., Marchetti, A. (2001) . La Sindrome di Rett. Prospettive e strumenti per l'intervento. Carocci.
  • Fabio R.A. (2002). La Comunicazione Aumentativa Alternativa nella Sindrome di Rett. Milano: pubblicazioni ISU Università Cattolica.
  • Lovaas, O.I., Koegel, R.L., & Shreibman, L. (1979). Stimulus overselectivity in autism: a review of research. Psychological Bullettin, 86, 1236-1254.