L’Analisi applicata del comportamento, come approfondito nell’articolo della collega Martina Semino è una scienza volta alla comprensione e al miglioramento del comportamento umano (Cooper et al.2007) che ha come finalità generale il miglioramento della qualità di vita della persona. In quanto scienza applicata, l’analisi del comportamento è derivata da prassi scientifiche, da risultati di studi condotti in laboratorio e dagli esiti di ricerche applicate (Perini, 1996) nelle quali, attraverso l’applicazione metodologica di strategie basate sui principi della Scienza del Comportamento, si può arrivare a scoprire e controllare le variabili ambientali che influenzano i comportamenti delle persone (Heward, 2005).
La letteratura scientifica ci riporta numerose ricerche che testimoniano come in ambito educativo l’ABA possa essere più efficace nel raggiungere determinati obiettivi rispetto ad altre metodologie (Becker, 1971; Bijou & Ruiz, 1981; Brigham, Hawkins, Scott & McLaughlin, 1976; Crandall, Jacobson & Sloane, 1997; Gardner et al., 1994; Heward, Heron, Hill & Trap-Porter, 1984; Neef et al., 2004; O’Leary & O’Leary, 1972; Ramp & Semb, 1975; Thoresen, 1972; Ulrich, Stanchnik & Mabry, 1974; West & Hamerlynch, 1992); l’efficacia degli interventi descritti costituirebbe la prova che esista una relazione funzionale tra interventi e risultati ottenuti in ambito educativo in quanto la valutazione, l’analisi del comportamento e le strategie utilizzate durante gli interventi stessi consentono di comprendere e risolvere i problemi e le sfide che nascono durante l’insegnamento (Bear, 1982).
I principi alla base di questa scienza, sebbene complessi, possono essere compresi e applicati efficacemente da ciascun professionista che operi in ambito educativo; proprio per queste ragioni la scienza del comportamento trova sbocco nella disabilità ed in particolare modo nell’autismo dove è annoverata nelle linee guida fra gli interventi consigliati per migliorare il linguaggio, le abilità di gioco, le abilità accademiche, le abilità sociali e le autonomie. Sebbene si sia diffusa la convinzione che l’ABA sia un intervento solo per l’autismo, gli studi sopra riportati ci mostrano come i principi di questa scienza possano essere applicati con differenti studenti, in gruppi classe ed anche in contesti lavorativi-aziendali.
Per quanto riguarda le applicazioni nella Sindrome di Rett sono pochissimi gli studi ancora presenti in letteratura, in particolare modo si riporta un’applicazione su caso singolo in ambito motorio (Lotan, Shavit, Merrick, 2015) e un’applicazione su due gemelle con Sindrome di Rett (Berg Titlestad, Eldevik, 2019). In entrambi questi lavori ciò che ne emerge è una efficacia in termini di miglioramento delle abilità indagate grazie all’applicazione intensiva del trattamento. Ciò si rivela essere perfettamente in linea con gli studi condotti dalla Prof.ssa Fabio sugli interventi di potenziamento cognitivo nella Sindrome di Rett, nei quali si afferma come procedure ben strutturate e ripetute sistematicamente e quotidianamente possano aumentare i tempi di attenzione e abilità cognitive, ovvero il numero di concetti appresi (Fabio, Giannatiempo, Oliva at al, 2011). Altri punti di contatto fra le applicazioni della Scienza del comportamento e l’utilizzo di strategie derivate dal potenziamento cognitivo si riscontrano nell’assunto di base che ogni persona può imparare che la modificabilità sia sempre possibile (Feuerstein at all, 1988) e che anche abilità apparentemente complesse possano essere insegnate, mantenute nel tempo e generalizzate (Sulzer-Azerof, 1986). Un altro aspetto comune ai due interventi viene riscontrato nella misurazione costante e nella raccolta dati che consente di correggere le pratiche inefficaci e di poter così portare avanti solo interventi efficaci (Bushell & Baer, 1994; Greenwood & Maheady, 1997).
Per quanto riguarda gli aspetti più comportamentali, un lavoro di Fabio, Marchetti, Castelli (2013) mostra come le applicazioni di Training basati sulle teorie della modificabilità e dell’apprendimento mediato di Feuerstein (Feuerstein, Rand, Rynders, 1988) possano migliorare le performance cognitive delle bambine con Sindrome di Rett. Tali principi di base descritti nell’esperienza di apprendimento mediato di Feurstein risultano perfettamente derivati proprio dalla Scienza del comportamento e sono nello specifico: l’accettazione incondizionata, la presenza di regole, l’utilizzo del rinforzo per agire sulla motivazione, il contenimento fisico, lo shaping ed il fading ampiamente descritti nel lavoro citato.
Da questa breve analisi emerge quindi come gli interventi basati sulla Scienza del Comportamento possano essere efficaci per le persone affette da Sindrome di Rett sia per quanto riguarda l’incremento delle abilità, sia per quanto riguarda la gestione degli aspetti comportamentali. Ciò che viene ampiamente documentato sia nella letteratura ABA che negli studi sul potenziamento cognitivo nella Sindrome di Rett è la fondamentale importanza di una sistematicità nell’applicazione dell’intervento, un’intensività ed una raccolta dati continua che possa far sì che il processo educativo non sia legato ad elementi di improvvisazione ma sia sempre frutto di un percorso di valutazione ed analisi.