Tindara Caprì[1] e Samantha Giannatiempo[2]
[1] Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi di Messina [2]Centro AIRett Ricerca e Innovazione, Verona
L’uso delle nuove tecnologie nella riabilitazione dei disturbi del neurosviluppo (NDD) ha guadagnato un crescente interesse negli ultimi decenni. Diversi nuovi approcci riabilitativi sono stati proposti, quali la realtà virtuale, la realtà aumentata, serious games e stimolazione cerebrale non invasiva. Studi presenti in letteratura hanno mostrato che i soggetti con NDD possono trarre vantaggio in termini clinici quando inseriti in programmi di trattamento combinati con i training tradizionali e la tecnologia. In particolare, è stato dimostrato che le terapie basate sulla tecnologia possono aiutare a migliorare le capacità cognitive, motorie e comportamentali. Tenuto conto anche dell’attuale scenario pandemico, gli strumenti tecnologici a distanza come la teleriabilitazione si sono rilevati molto utili al fine di erogare servizi di trattamento anche in contesti non tradizionali con risultati soddisfacenti. Tuttavia, è bene sottolineare che gli interventi tecnologici non escludono i tradizionali programmi di riabilitazione. Pertanto, la prospettiva metodologica e scientifica attuale è quella che le nuove tecnologie possono essere strumenti integrativi che possono massimizzare gli effetti degli interventi tradizionali.
Nonostante il potenziale di questi interventi tecnologici nel migliorare diverse abilità dei soggetti con NDD, è essenziale considerare che queste tecnologie sono soggette ad alcune limitazioni. In particolare, presentano caratteristiche di progettazione comuni, ma i soggetti con NDD mostrano un quadro clinico eterogeneo, anche se affetti dalla stessa sindrome. Pertanto, sono necessari studi che usano i trattamenti riabilitativi tradizionali combinati con le nuove tecnologie in specifiche popolazioni cliniche al fine di individuare il protocollo di trattamento più funzionale. Alla luce di quanto finora premesso, è di grande importanza svolgere ricerche volte a spiegare:
1. Quali sono i punti di forza e di debolezza delle nuove tecnologie applicate alla riabilitazione nella Sindrome di Rett;
2. Se la correlazione genotipo/fenotipo può influenzare gli effetti degli interventi tecnologici;
3. Quali sono le caratteristiche dei programmi di trattamento riabilitativo tecnologico più efficaci.
Per rispondere ai quesiti suddetti, AIRETT ha condotto e sta conducendo diversi progetti di ricerca su tre aree scientifiche. Il primo filone di ricerca si focalizza sull’obiettivo di creare nuove opportunità di integrazione e apprendimento in contesto scolastico attraverso:
1. il software AMELIE e il suo utilizzo non solo per la comunicazione ma anche per il potenziamento cognitivo;
2. l’utilizzo di uno strumento chiamato CLICK4ALL all’interno di un progetto che ha previsto la messa in atto di un percorso di potenziamento cognitivo e motorio svolto in contesto scolastico sotto la supervisione delle professioniste di AIRETT.
Il secondo filone di ricerca si pone l’obiettivo di esaminare nuove prospettive riabilitative attraverso l’utilizzo della realtà virtuale per apprendere, i progetti in atto sono i seguenti:
1. La fiaba interattiva per aumentare attenzione, memoria e partecipazione nei percorsi di apprendimento;
2. L’utilizzo della realtà virtuale in ambito riabilitativo per poter non solo mostrare come le bambine possano interagire a livello motorio in questo ambiente ma anche come questa possa aumentare l’iniziativa motoria;
3. L’utilizzo dello strumento GRAIL per poter implementare il cammino.
Il terzo filone di ricerca riguarda l’applicazione della teleriabilitazione al fine di potenziare le abilità motore delle bimbe e ragazze con Sindrome di Rett.
I progetti sono in fase di implementazione. Alcuni studi pilota nell’ambito dei progetti suddetti hanno già evidenziato risultati significativi che giustificano e indirizzano lo svolgimento di futuri studi con campioni di partecipanti più ampi.